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100 GIARDINI “TASCABILI” PER LONDRA

Posted by on Mar 16, 2017 in Smart city e Architettura green | 0 comments

Boris Johnson, ex sindaco di Londra per due mandati (2008-16), è l’ideatore dei 100 piccoli giardini immersi nel verde, i Pocket Parks, diffusi nella capitale inglese in ben 26 quartieri grazie alla collaborazione e all’iniziativa di numerosi liberi cittadini.

Le aree interessate all’intervento hanno in comune il fatto di aver rappresentato, in origine, dei vuoti urbani mai utilizzati; aree anonime, quindi spazi privi di identità. Il programma ha previsto il recupero di questi luoghi con l’obiettivo di coinvolgere attivamente residenti e associazioni green – anche attraverso una partecipazione on line – a partire dall’idea fino alla completa realizzazione avvenuta nei mesi scorsi a fronte di un impegno finanziario contenuto, pari a circa 2 milioni di sterline.

I parchi, di grandezza e forma diversa, adiacenti alle abitazioni dei diretti interessati, costituiscono oggi uno spazio intimo e collettivo al tempo stesso, un rifugio dal caos metropolitano per vivere piacevoli momenti di relax ma anche d’incontro e di confronto. Una sorta di grande stanza a cielo aperto dove si può conversare, bere un drink, leggere, ma anche prendersi cura di orti e alberi da frutto. L’iniziativa ha così rafforzato il senso di condivisione e appartenenza da parte di tutti al territorio urbano circostante. Per la sociologa Jane Jacobs i Pocket Parks rappresentano degli spazi che vanno intesi come “occhi sulla strada”.

 

 

Il successo del programma è stato di recente celebrato da una mostra alla London City Hall in cui si sono presentate le esperienze di coloro che hanno collaborato alla riuscita del progetto. Un’occasione per infondere nuovamente nelle persone fiducia verso i luoghi pubblici, dimostrando che lo spazio aperto tra gli edifici non è solamente una “zona di transito” ma anche e soprattutto un luogo di condivisione e, perché no, di bellezza.

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Riaperti i Giardini Reali di Venezia

Posted by on Dic 17, 2019 in Arredo Urbano, Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 3 comments

Venezia, martedì 17 dicembre 2019, ore 12:15. Dopo anni di lavori riapre un angolo affascinante della città. Si tratta dei Giardini Reali, un parco verde dietro l’antica Zecca della Serenissima, a pochi metri dal campanile di San Marco.

A fare gli onori di casa il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro alla presenza del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e di Philippe Donnet, CEO di Generali, main partner, che ha contribuito al recupero di questo spazio. Il restauro è stato promosso e realizzato da Venice Gardens Foundation, presieduta da Adele Re Rebaudengo.

Prezioso l’apporto di Neri Spa cui è stato affidato il prestigioso compito di restaurare tutti i lampioni ottocenteschi che da sempre hanno illuminato, prima con il gas e successivamente con la luce elettrica, l’intera area del giardino. A questi si è aggiunto il recupero di una delle strutture più interessanti della seconda metà del XIX secolo, vale a dire l’elegante pergola in ferro e ghisa, che, con le sue 23 campate della lunghezza di tre metri ciascuna, sorrette da artistiche colonne, è nuovamente, da oggi, l’elemento caratterizzante l’architettura del luogo.

I pali ottocenteschi tornati al loro antico splendore

I pali ottocenteschi tornati al loro antico splendore

 

La pergola in ferro e ghisa restaurata da Neri Spa

La pergola in ferro e ghisa restaurata da Neri Spa

La pergola prima dell'intervento di recupero

La pergola prima dell’intervento di recupero

I Giardini furono voluti da Napoleone che intendeva usare come Palazzo Reale le Procuratìe (edifici che avvolgono Piazza San Marco su tre lati) anziché il Palazzo Ducale. Il passaggio di Venezia all’Austria bloccò il progetto imperiale; ciononostante si procedette, dopo l’abbattimento dei granai trecenteschi, a creare un’area verde di oltre 5.000 mq, in pratica un vero e proprio parco per Venezia, che come tale è sempre stato vissuto  dalla cittadinanza, anche se in anni più recenti è andato sempre più degradando.

Il progetto di recupero dei Giardini Reali ne rispetta e valorizza la storia e apporta alcune novità, tra le quali il fatto che risultino più aperti, e dunque più accessibili, verso il bacino di San Marco. Inoltre possono beneficiare del ripristino del ponte levatoio che conduce al Palazzo della Zecca e alle Procuratìe, passando per il Museo Correr fino a Piazza San Marco.

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Quella freccia d’acciaio della Torre Littoria

Posted by on Lug 19, 2017 in Arredo Urbano | 0 comments

Panoramica della città di Milano dal belvedere della Torre Littoria

Panoramica della città di Milano dal belvedere della Torre Littoria

Nel 1933, su espressa richiesta dell’architetto e designer Giò Ponti, si provvede a illuminare il  Parco Sempione deputato a ospitare la V Triennale di Milano. I pali, realizzati in cemento “armato”, consistono in una colonna tronco-conica a sezione ottagonale allungata verso l’alto in modo da assumere una singolare forma “a chiodo”. Alla sommità la luce si propaga da un globo luminoso di vetro opalino.

Ma le novità non finiscono qui. Nello stesso anno viene inaugurata, sempre all’interno del parco,   la Torre Littoria, un gigantesco faro luminoso costruito nel tempo record di due mesi e mezzo. Definita fin da subito una grande opera di architettura, la torre reca la firma dello stesso Ponti, coadiuvato dagli ingegneri Fiocchi e Chiodi, ed è realizzata dalla Bombelli Costruzioni Metalliche, di Milano, che grazie alle sue abilità e all’intensa attività svolta, soprattutto dopo il 1920, è ormai richiesta dai più importanti progettisti dell’epoca.

Milnao, i pali in cemento per l'illuminazione del Parco Sempione

Milano, i pali in cemento per l’illuminazione del Parco Sempione

La Torre è un’opera davvero originale, un prisma metallico di 108 metri d’altezza eretto quasi senza rastremazione, una sorta di “freccia in tubolare d’acciaio conficcata dall’alto nel terreno”, con collegamenti realizzati mediante saldature elettriche. A 97 metri di quota una piattaforma sostiene la cabina del ristorante, sovrastata dal belvedere e dalla lanterna rotante del faro, azionata da un motore elettrico e dotata di uno specchio parabolico di cristallo argentato.

A partire dalla metà degli anni Trenta la Torre Littoria si appresta a divenire, insieme alla “Madonnina” posta alla sommità del Duomo, il simbolo della nuova Milano. Dal suo belvedere, nelle giornate terse, si può godere ancora oggi non solo del profilo di tutta la città, ma anche di buona parte della pianura lombarda e della catena delle Alpi sullo sfondo.

La Torre Littoria in una cartolina del 1933

La Torre Littoria in una cartolina del 1933

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“Quei giganti che facevano luce”

Posted by on Gen 11, 2017 in Arte e Luce | 0 comments

Centrale termoelettrica di Monfalcone (foto F. Rodino, 2016)

Centrale termoelettrica di Monfalcone (foto F. Radino, 2016)

Dalle centrali della Valtellina a quelle del Friuli, dai termovalorizzatori lombardi agli splendidi invasi della Calabria. Alla Casa dell’Energia e dell’Ambiente di Milano prosegue fino al 27 gennaio la mostra “Le cattedrali dell’energia. Architettura, industria e paesaggio nelle immagini di Francesco Radino e degli Archivi Storici Aem”.

Oltre 100 immagini raccontano i luoghi, gli edifici, le architetture dediti alla produzione italiana di energia: l’itinerario espositivo si articola in due sezioni che ripercorrono la storia di questi siti dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri.

Scatti fotografici in bianco e nero, conservati negli archivi dell’Azienda energetica municipale milanese (Aem) ritraggono le imponenti centrali storiche, così come le officine, le ricevitrici, i monumenti elettrici, oltre a dettagli dei macchinari, dei quadri di manovra per le linee elettriche o per il servizio tramviario.

Spesso queste strutture sono state progettate da grandi architetti come Piero Portaluppi (centrale idroelettrica del Roasco) o Giovanni Muzio (centrale di Calausia in Calabria), uno degli esponenti più rappresentativi del Monumentalismo e autore, tra l’altro, dei paletti in rame, a forma di stelo cilindrico, installati nel Parco Sempione di Milano per illuminare i giardini della Triennale del 1933.

A queste immagini si aggiunge la campagna fotografica a colori realizzata da Radino nel 2016 che illustra gli edifici simbolo dell’Aem e le nuove architetture del Gruppo A2A che uniscono funzionalità e tecnologia all’estetica costruttiva.

Centrale idroelettrica di Fraele, Valtellina (foto di F. Rodino,2016)

Centrale idroelettrica di Fraele, Valtellina (foto di F. Radino,2016)

Centrale termoelettrica di Monfalcone (foto di F. Rodino, 2016)

Centrale termoelettrica di Monfalcone (foto di F. Radino, 2016)

Centrale idroelettrica di Calausia, Calabria (foto di F. Rodino, 2016)

Centrale idroelettrica di Calausia, Calabria (foto di F. Radino, 2016)

 

 

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“La strada illuminata”: itinerario lungo il tratto marchigiano della via Flaminia

Posted by on Apr 21, 2015 in Itinerari | 1 comment

La Flaminia rappresentava nell’antichità l’asse viario principale per i collegamenti tra Roma e l’Italia settentrionale e, in seguito, verso l’Europa centro-orientale. Aperta dal console Gaio Flaminio attorno al 220 a.C., risaliva la vallata del Tevere fino agli Appennini e attraverso il favorevole passo umbro della Scheggia (630 metri) discendeva sul versante adriatico lungo la valle del Metauro fino a Fanum Fortunae (Fano). Da qui proseguiva per Pisaurum (Pesaro) e giungeva ad Ariminum (Rimini) con un percorso parallelo alla costa.

Ancora oggi la strada costituisce, soprattutto nel tratto marchigiano della provincia di Pesaro-Urbino, un autentico unicum per la presenza di ponti, gallerie, tagli nella roccia, cippi e iscrizioni.

A tutto questo si aggiungono i nuclei abitativi sorti lungo la direttrice, molti dei quali da semplici stazioni di sosta (mansiones) sono divenuti nel corso dei secoli importanti centri, custodi di un ricco patrimonio storico, architettonico e naturalistico.

Le immagini che seguono, accompagnate da brevi didascalie, sono dedicate proprio ad alcune di queste località e ne raffigurano le vie e le piazze principali in un’epoca molto più recente – prima metà del Novecento – quando la luce elettrica aveva già sostituito quasi ovunque quella a gas e potenti lampioni, spesso a più luci, erano in grado di illuminare ampi tratti della “grande strada” proveniente da Roma.

Cagli, PU (240 km da Roma).  Piazza Vittorio Emanuele II, oggi piazza Matteotti, dominata dalla severa mole medievale del Palazzo pubblico che nel 1476 venne trasformato dai lavori commissionati a Francesco di Giorgio Martini dal duca Federico di Montefeltro. Il fronte principale è dominato dal campo dell’orologio datato al 1575.

Cagli, veduta di piazza Vittorio Emanuele II, poi ribattezzata piazza Maggiore e oggi piazza Matteotti con gli eleganti candelabri per l’illuminazione pubblica a 4 luci

Fossombrone, PU (270 km da Roma).  Tra il 1400 e 1500 la cittadina fu scelta come residenza di campagna della potente famiglia dei Della Rovere. La foto ritrae corso Garibaldi su cui si affacciano i più importanti palazzi cittadini. Da notare come l’illuminazione della via, a partire dai primi decenni del ‘900, fosse assicurata da grandi lampade sospese al centro della carreggiata, sostenute da fili tesi fissati ai muri degli edifici.

Fossombrone, illuminazione notturna dei Giardini pubblici

Cartoceto, PU (285 km da Roma). Famosa per il rinvenimento nel suo territorio dei Bronzi dorati, unico gruppo scultoreo in lega di bronzo dorato esistente al mondo giunto dall’età romana fino ai nostri giorni (conservato nel vicino museo di Pergola), Cartoceto è una piccola cittadina in cui spicca la suggestiva piazza Garibaldi. Ex piazza del mercato, essa è caratterizzata dal Palazzo del Popolo, di origine trecentesca, sormontato dalla piccola torre dell’orologio. Al centro della piazza la foto immortala una coppia di candelabri con la cima a forma di pastorale.

Fano, PU (290 km da Roma). Ancora oggi tappa fondamentale della via Flamina, Fano è un importante centro sorto attorno a un antico tempio dedicato alla dea Fortuna a cui lega il suo nome (Fanum Fortunae). Qui, dove la Flamina raggiunge il mare Adriatico, è tuttora evidente l’antico reticolo viario urbano a cardi e decumani romano. Vero salotto cittadino è piazza XX Settembre su cui si affaccia imponente il trecentesco Palazzo del Podestà, con la Torre Civica, e la fontana della Fortuna in marmi colorati, sormontata dalla statuetta bronzea della dea Fortuna, copia fedele dell’originale conservata presso il Museo Civico.

Fano, la foto permette di apprezzare l’ampiezza e l’armonia della piazza, illuminata ancora oggi da alti lampioni fusi dalla Compagnia Brunt di Milano agli inizi del ‘900. Lo stabilimento milanese ha rappresentato una delle fonderie artistiche in ghisa più importanti d’Italia.

Pesaro 2

Pesaro, PU (305 km da Roma). Passando parallela alla costa la via Flaminia giunge a Pesaro, colonia romana fondata nel 184 a.C. e divenuta nel medioevo un feudo dei Malatesta che contribuirono ad impreziosire la città di importanti edifici e opere d’arte, fenomeno perseguito anche dai nuovi signori che si succedettero al comando, ovvero gli Sforza e i Della Rovere. Vero centro cittadino è piazza del Popolo su cui si affacciano quattro palazzi, tra cui Palazzo Ducale, e la fontana ottagonale ornata di cavalli marini e tritoni, illuminata da quattro grandi candelabri in ghisa.

Pesaro, la foto qui presentata, più vecchia rispetto alla precedente, testimonia di come la piazza fosse illuminata da candelabri più piccoli, sostituiti successivamente dagli esemplari monumentali raffigurati nella foto sopra.

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