“FUTUR BALLA” Il pittore della luce

Posted on Ott 20, 2016

Pennellate ricche di filamenti luminosi, forte contrasto tra chiari e scuri, scelta di tagli prospettici audaci ed estremi: tutto questo ha rappresentato agli inizi del Novecento, per gli aderenti al Manifesto del Futurismo, un modello unico e straordinario da seguire. L’artefice risponde al nome di Giacomo Balla, figura di fondamentale raccordo tra l’arte italiana e le avanguardie storiche.

Dal 29 ottobre prossimo fino al 27 febbraio 2017 la Fondazione Ferrero di Alba rende omaggio  al geniale e poliedrico artista (pittore, scultore, scenografo) con una mostra di risonanza internazionale  dal titolo FUTUR BALLA, curata da Ester Coen, ordinario di Storia dell’arte contemporanea all’Università dell’Aquila, con la collaborazione scientifica della GAM di Torino e della Soprintendenza delle Belle Arti del Piemonte.

Il progetto prevede un’esposizione articolata che ripercorre la lunga carriera di Balla attraverso capolavori straordinari, molti dei quali difficilmente concessi in prestito, dove si può vedere la trasposizione dei principi compositivi delle prime opere nella materia dinamica e astratta delle Compenetrazioni iridescenti, a larghi tasselli cromatici, e nella ricomposizione della nuova realtà in movimento delle Linee di velocità.  Con un progressivo avvicinamento ai segni matematici puri (verticale, diagonale, spirale) il linguaggio dell’artista scopre nuove categorie della rappresentazione nei suoi parametri primari e nell’amplificazione del fenomeno fisico.

G. Balla, Compenetrazione iridescente n. 4, 1913

G. Balla, Compenetrazione iridescente n. 4, 1913

G. Balla, Linea di velocità, 1913

G. Balla, Linea di velocità, 1913

Per attingere a questa visione capace di raggiungere le massime profondità, ma di sfondare anche “i limiti” della cornice, Balla compie tutta una serie di sperimentazioni sugli effetti della luce sia naturale che artificiale. La sua stessa concezione di dinamismo si basa sulla ripetizione ritmica del movimento luminoso in rapporto allo spazio e in rapporto all’immagine sulla retina e alla conseguente percezione simultanea.

Abbiamo già dato conto sul nostro blog (articolo postato il 4 agosto 2014) circa l’utilizzo della luce in quella che è considerata la prima opera futurista di Balla e cioè Lampada ad Arco del 1910 che rappresenta una decisa risposta all’invito di Marinetti a “uccidere il chiaro di luna”. L’avvento dell’elettricità, simbolo del progresso e del Futurismo, fa impallidire e quasi scomparire la luce naturale della luna, simbolo del passato romantico.

Balla, Lampada ad arco, MoMA, New York, 1909

Balla, Lampada ad arco, MoMA, New York, 1909

Nell’opera sono dunque anticipate le sue ricerche di carattere tecnico-scientifico sulla scomposizione del colore e della stessa luce, attività ben documentata nei dipinti in mostra ad Alba che esprimono sulla tela la forza delle sue idee: “Questi studi sembrano giganteschi fotogrammi captati nello spazio da un immaginario occhio catodico. Scompongono la luce nei suoi colori disposti secondo forme triangolari che corrispondono alla struttura del raggio luminoso”.

http://www.fondazioneferrero.it/i-progetti/

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