Nel numero 1, 2016 di Arredo & Città www.arredoecitta.it abbiamo indagato lo stretto legame tra le arti applicate, proprie del XIX secolo, e l’ornato di tradizione classica, dando ampio risalto al grande ciclo scultoreo a bassorilievo dell’Ara Pacis, in particolare il fregio vegetale del perimetro esterno che ha rappresentato uno dei principali capisaldi stilistici e un’importante fonte di ispirazione per intere generazioni di artisti.
A partire dal mese scorso è possibile ammirare per un anno intero (termine 30 ottobre 2017) questo capolavoro dell’arte romana, costruito tra il 13 e il 9 a.C. per celebrare la Pace instaurata da Augusto sui territori dell’impero, sotto una luce diversa, più accattivante e coinvolgente, grazie all’apporto fornito dalla moderna tecnologia. Il progetto espositivo “L’Ara com’Era” rientra nel più ampio piano di valorizzazione del patrimonio culturale di Roma Capitale e mette a disposizione del visitatore contenuti multimediali che si sovrappongono alla percezione visiva, consentendo di assistere ad un racconto virtuale che facilita la comprensione, la funzione e le peculiarità storico-artistiche di questo altare monumentale eretto a scopo sacrificale in Campo Marzio.
Nove sono i punti di interesse raccontati attraverso l’utilizzo della augmented reality (realtà aumentata); 45 minuti di visita nei quali piccoli gruppi di visitatori sono dotati di particolari visori AR (Samsung GearVR) in grado di riconoscere la tridimensionalità dei bassorilievi e delle sculture effettuando un’elaborazione in tempo reale. I contenuti virtuali appaiono al visitatore come “ancorati” agli oggetti reali, contribuendo all’efficacia, alla totale immersione e al senso di magia offerta dalla sensazionale esperienza. In questo percorso di scoperta si è infatti sollecitati a svolgere una serie di gesti e azioni che coinvolgono più canali percettivi: osservati da più angolazioni i plastici e i modellini si popolano di personaggi intenti a celebrare sacrifici, nel frattempo si ascoltano suoni e voci come in uno spaccato dell’epoca, mentre i calchi raffiguranti la famiglia imperiale prendono vita e si raccontano in prima persona.
Il passato mitico dell’Urbe rivive anche attraverso la restituzione del colore sui marmi, ricostruito in via ipotetica, ma con la massima approssimazione consentita, sulla base di uno studio realizzato dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nel corso di oltre un decennio. Il colore rende chiare funzioni e significati di personaggi e oggetti rappresentati, tra cui appunto lo splendido fregio vegetale composto da una moltitudine di piante che nascono da cespi d’acanto, simbolo d’immortalità. Attraverso la colorazione del pannello sotto il quadro della dea Roma una natura ordinata e rigogliosa, popolata da animali e insetti, può essere interpretata così come facevano gli antichi romani che in questo “giardino lussureggiante” erano invitati a dimenticare gli orrori della guerra.
Al termine del percorso, lungo la processione rivolta verso il Mausoleo, accompagnati dagli augures, i littori, i sacerdoti, appare Augusto seguito dalla sua famiglia, inclusi i bambini: mai fino a quel momento erano stati rappresentati tutti insieme su un monumento pubblico.