1816-2016 “I duecento anni di sua Maestà Maria Luigia d’Austria”

Posted on Nov 14, 2016

F. Gérard, Ritratto di Maria Luigia d'Austria, 1810

F. Gérard, Ritratto di Maria Luigia d’Austria, 1810

Un Ducato piccolo, oppresso da miseria e povertà, segnato da un biennio di gravi difficoltà economiche, si prepara ad accogliere il 20 aprile 1816 Maria Luigia d’Asburgo, figlia dell’imperatore Francesco I. Le terre di Parma, Piacenza e Guastalla, ancora contese da molti pretendenti, le sono state abilmente assegnate dai giochi diplomatici del Congresso di Vienna a seguito della definitiva sconfitta del suo sposo, Napoleone Bonaparte, che lei stessa ha deciso di non seguire in esilio nella remota isola di Sant’Elena.

Il giorno 19 attraversa a piedi il ponte di barche costruito sul Po per l’occasione e si dirige alla Reggia di Colorno; l’entrata ufficiale a Parma è fissata per il giorno successivo, precisamente alle tre del pomeriggio dalla Porta San Michele e poco dopo la duchessa scrive queste brevi righe al padre: “Il popolo mi ha accolto con tale entusiasmo che mi sono venute le lacrime agli occhi”.

Questa frase, insieme alle numerose iniziative organizzate per celebrare i 200 anni dal suo insediamento, danno la dimensione di una città che ancora oggi considera la saggia Arciduchessa uno degli emblemi di Parma, una sorta di figura sacra e protettrice che ha dato gloria alla città costruendo molta della sua fama per esempio attorno al Teatro Regio, da lei voluto.

In effetti Maria Luigia, pur non essendosi mai occupata veramente di politica (era Neipperg, suo primo maggiordomo e ministro degli Esteri, a muovere il governo secondo le direttive che Metternich gli inviava da Vienna), riesce ad essere fin dall’inizio una sovrana illuminata: è degno di menzione il Codice Civile per gli Stati Parmensi che, pubblicato nel 1820, riveste grande importanza per la storia del diritto italiano. Maria Luigia si interessa anche della prevenzione, della lotta alle epidemie e della condizione femminile, quando nel 1817 inaugura l’Istituto di Maternità e la Clinica Ostetrica Universitaria. Non sorprende, dunque, se nell’immaginario parmense e piacentino Maria Luigia gode tuttora di un’aurea magnificenza, che la fa ricordare come la reggente più amata dal popolo e il suo governo uno tra i migliori della storia ducale.

Un altro ambito che l’ha vista impegnata in prima persona è quello relativo all’abbellimento cittadino, una rinascita artistico-culturale che coinvolge palazzi, chiese e monumenti. Maria Luigia decide diverse migliorie per il Giardino di Parma, che apre spesso al pubblico, e ricostruisce la scalinata presso Porta di Santa Croce.

Uno dei "candelabri di Maria Luigia" nel Parco Ducale di Parma

Uno dei “candelabri di Maria Luigia” nel Parco Ducale di Parma

L’obiettivo di abbellimento si sposa con il tentativo di rendere più sicura la città, anche di notte. A tal proposito Maria Luigia contribuisce al progetto di illuminazione pubblica delle vie e delle piazze del centro storico mediante eleganti manufatti: 15 candelabri cui si aggiungono ben 129 mensole fissate ai muri dei palazzi. Nel 1846, un anno prima della sua morte, ordina l’inserimento di undici magnifici candelabri davanti al Palazzo Ducale. Per la fusione dei pezzi, sia quelli della Casa Ducale, che i restanti di proprietà del Comune, si affida alla Fonderia Balleydier Frères di Genova. Straordinario per la precisione e la finezza dell’intaglio uno dei “candelabri di Maria Luigia”, che reca sulla colonna lo stemma del Ducato, costituisce oggi il vanto del MIG e rappresenta il pezzo più antico della collezione. Presso il Museo è visibile anche un esemplare di mensola a muro, recante la stessa identica data del candelabro (1846), e caratterizzata da raffinati decori di tipo vegetale-floreale: si tratta di uno degli oltre cento esemplari che in origine hanno contribuito, sostenendo ciascuno una lanterna, all’illuminazione a gas della città emiliana. Sia il candelabro che la lanterna appaiono raffigurati in un antico volume conservato presso l’Archivio di Stato di Parma.

Parma, candelabro e mensola risalenti al 1846, Museo Italiano della Ghisa

Parma, candelabro e mensola risalenti al 1846, Museo Italiano della Ghisa

 

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