Architetture d’oltremare

Posted on Giu 1, 2017

Nell’ambito del progetto Forlì Città del 900 – Museo urbano diffuso e polo turistico per la conoscenza del XX secolo, i locali ex Gil del capoluogo romagnolo ospitano fino al 18 giugno la mostra Architettura e urbanistica nelle terre d’oltremare. Dodecaneso, Etiopia e Albania (1924-1943) a cura del professor Ulisse Tramonti, presidente del comitato scientifico “Atrium” da anni impegnato nella valorizzazione del patrimonio architettonico e urbanistico dei regimi totalitaristici del ‘900.

La mostra è dedicata agli architetti e ingegneri italiani che hanno operato nelle colonie d’oltremare durante il fascismo,  in particolare dopo il 1936 quando, con la proclamazione dell’Impero, le linee operative e ideologiche che fino a quel momento avevano guidato la gestione e la progettazione dei territori mutarono rapidamente, obbligando i progettisti a interpretare gli ordini imposti dal regime che prevedevano grande attenzione per la difesa della razza, il controllo militare dei possedimenti e, soprattutto, l’autosufficienza agricola.

Nelle cinque sale in cui si articola l’esposizione vengono  trattati principalmente i lavori di due importanti architetti, Cesare Valle (autore, tra l’altro, dell’edificio che ospita la mostra) e Gherardo Bosio dei quali è possibile esaminare lucidi, fotografie, elaborati tecnici vari, planimetrie urbanistiche, piani regolatori delle città, disegni fatti a mano e anche progetti mai realizzati nelle colonie d’Africa. I lavori dei due architetti sono sati generosamente prestati dagli eredi e provengono dagli archivi rispettivamente di Firenze, quelli di Bosio, e di Roma quelli di Valle.

G. Bosio, Progetto di edifici e piazza del Fascio, Tirana, 1939-40

G. Bosio, Progetto di edifici e piazza del Fascio, Tirana, 1939-40

Cesare Valle, P.R.G., disegno per il Palazzo Vicereale di Addis-Abeba (Etiopia), 1939

Cesare Valle, P.R.G., disegno per il Palazzo Vicereale di Addis-Abeba (Etiopia), 1939

Il grande interesse della mostra è quindi motivato dal fatto che si è riusciti a trattare con efficacia argomenti complessi – rivelatisi tabù fino agli Settanta-Ottanta – ma ritenuti oggi fondamentali per scoprire “pezzi” del patrimonio architettonico italiano e figure professionali che hanno operato nelle colonie.

Nel contesto di un progetto finalizzato allo studio dell’illuminazione pubblica italiana tra le due guerre anche la Fondazione Neri si è confrontata recentemente con questi temi. In particolare la nostra indagine ha riguardato il Dodecaneso assimilato in quegli anni alla madrepatria anche nell’utilizzo di tipologie di pali molto simili, in alcuni casi addirittura identiche, compresi gli stessi materiali impiegati per realizzarli. Tra questi l’introduzione del cemento armato centrifugato ha rappresentato sicuramente la novità più significativa. Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati sul numero di Arredo & Città 1, 2017.

http://www.arredoecitta.it/upl/numeri/cv279/?NomeFile=cv279&TipoDocumento=1&L=IT

 

Architettura e urbanistica nelle

TERRE D’OLTREMARE

 Dodecaneso, Etiopia e Albania (1924-1943)

Forlì, Ex Gil, viale della Libertà n. 2

Da mercoledì a venerdì (16.30 – 19:00) ; sabato, domenica e 2 giugno dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19

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