Itinerari

LA BELLEZZA PER IL BENESSERE – Gli arredi in ghisa nelle città termali otto-novecentesche

Posted by on Dic 10, 2020 in Arredo Urbano, Il mondo della ghisa, Itinerari | 0 comments

 

È il titolo dell’ultima ricerca della Fondazione Neri presentata sul numero 2, 2020 di Arredo & Città. Lo studio non intende ripercorrere la storia delle stazioni termali, in merito alla quale esistono già numerose ed esaurienti pubblicazioni, quanto piuttosto indagare, attraverso alcuni esempi scelti tra quelli più consoni, il tema specifico dell’arredo storico in ghisa e di come la sua progettazione abbia risposto a esigenze sia funzionali che estetiche. Una tipologia di arredo che ha assecondato, tra la fine dell’800 e inizio ‘900, uno sviluppo urbanistico che ha investito queste località rendendole in molti casi uniche e speciali.

Proprio per facilitare l’accesso alle acque, e soprattutto per creare un contesto in cui le persone fossero pienamente a loro agio, è stato fondamentale l’impiego di grandi strutture e di eleganti arredi in ghisa: manufatti artistici e decorativi – alcuni sopravvissuti, altri invece non più esistenti – riprodotti in gran parte nelle cartoline d’epoca conservate nell’Archivio della Fondazione Neri e opportunamente illustrate sulla rivista. Sono immagini che testimoniano come i luoghi di cura fossero in grado di offrire relax e divertimento, favorendo la socialità e cominciando a delineare quello che sarebbe poi diventato il concetto di vacanza.

Dallo studio emerge come tale “bellezza” fosse pensata non solo ad uso esclusivo degli stabilimenti termali, ma spesso estesa, all’interno di un progetto unitario, anche alle altre aree urbane più importanti  in modo da fondersi in un tutt’uno con la città ospitante.

Il numero della rivista può essere consultato e scaricato in formato pdf sul sito: https://www.arredoecitta.it/it/riviste/la-bellezza-per-il-benessere/

 

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ELEGANTE TECNOLOGIA: il ponte di Bagni di Lucca

Posted by on Nov 9, 2020 in Itinerari | 0 comments

Il Ponte delle Catene in una cartolina del 1905

Il Ponte delle Catene in una cartolina del 1905

L’impiego del ferro e della ghisa è legato sia alla produzione di manufatti di rara bellezza, per i  raffinati decori che li adornano, sia a strutture portanti molto complesse dal punto di vista ingegneristico. Tra queste ultime si annoverano i ponti, di cui abbiamo già avuto occasione di parlare sui nostri social, e che continuiamo a trattare.

Nel 1999 era stato inserito dal World Monument Found  tra i 100 monumenti al mondo da salvare. Grazie ai fondi, messi a disposizione anche da questo ente, nel 2006 è stato restaurato e riportato ai suoi antichi splendori. La sua importanza è riconducibile al fatto che il Ponte delle Catene, in località Fornoli, sulla strada per Bagni di Lucca (LU), è uno dei ponti in ferro e pietra più antichi ancora esistenti in Europa.

Avvicinandosi alla struttura si scorge immediatamente il profilo degli archi trionfali sulle due sponde opposte del torrente Lima; attraversare la passerella regala la sensazione di tornare indietro nel tempo, all’epoca della sua edificazione (1844-1860) quando Carlo Ludovico di Borbone ne affidò la progettazione  all’illustre architetto Lorenzo Nottolini. L’esito finale risultò davvero avveniristico per quel periodo: era paragonabile, nel territorio del Granducato di Toscana, solo ai ponti sospesi in ferro voluti da Leopoldo a Firenze  e oggi non più esistenti.

L’opera si basava sull’innovativo sistema della sospensione tramite catene fissate ai due alti basamenti in pietra – per evitare l’utilizzo di piloni poggianti sul letto del fiume la cui stabilità poteva essere compromessa dalla portata delle acque in caso di piena – e su un complesso meccanismo sotterraneo che teneva in tensione le stesse catene in ferro. Soluzioni tecnologiche, queste, che Nottolini aveva perfezionato durante un viaggio in Inghilterra dove esistevano già esempi illustri da studiare, tra questi l’Hammersmith Bridge di Londra e il Menai Bridge di Bangor in Galles. Ma la costruzione del ponte toscano non impedì al tempo stesso di progettare un’opera rispondente al gusto neoclassico allora imperante e riconoscibile, soprattutto, nei due archi alle estremità che riprendono lo stile degli archi di trionfo romani e poi successivamente di quelli di epoca napoleonica.

Foto by Notafly - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41614053

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 Foto by Notafly - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41613796


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Da Firenze a Città del Messico

Posted by on Ott 1, 2020 in Il mondo della ghisa, Itinerari | 0 comments

Da oltre un secolo (febbraio 1907) Città del Messico dispone di un vero e proprio gioiello architettonico deputato allo smistamento della posta: Palacio de Correos. Si tratta di un’architettura mista, progettata dall’architetto italiano Adamo Boari, che richiama da un lato il gotico veneziano e dall’altro l’art nouveau. Chi visita la metropoli messicana resta affascinato dal suo esterno grandioso e da un interno che, per eleganza, non è da meno. Lo si deve soprattutto al fatto che Boari pensò di avvalersi del contributo di un prestigioso stabilimento, sempre italiano, per “rivestire” di ghisa artistica bronzata i numerosi marmi impiegati per dar vita alle scale, ai banchi e ai tavoli dell’edificio: la Fonderia del Pignone

Il tutto rivela un’altissima maestria. Colpiscono, soprattutto, gli elementi decorati che compongono le ringhiere dello scalone di rappresentanza e le balaustre del primo piano, così come l’ossatura metallica che accoglie l’ascensore. Un ruolo molto importante dal punto di vista estetico è affidato anche all’illuminazione, che si materializza nella presenza di numerose lampade a forma di sfera, sostenute in parte da mensole a muro e da lampadari, in parte dagli stessi montanti delle ringhiere e delle balaustre.

Palacio de Correos, dett. di interno,  by Diego Delso, "Diego Delso, delso.photo, LicenseCC-BY-SA", CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30839466

Palacio de Correos, dett. di interno, by Diego Delso, “Diego Delso, delso.photo, LicenseCC-BY-SA”, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30839466

La Fonderia del Pignone nasce a Firenze negli anni in cui Leopoldo II apre per la prima volta la Toscana all’Europa, favorendo il mutamento in senso industriale dei metodi di lavorazione fino a quel momento ancora artigianali. Con la realizzazione di ponti sospesi e della moderna chiesa di San Leopoldo a Follonica –  il cui pronao è interamente in ghisa – lo stabilimento fiorentino si impone a livello nazionale, e non solo. Lo dimostra la presenza all’estero di manufatti di sua produzione, come quelli sopra descritti, elementi di arredo così eleganti e finemente rifiniti da fare concorrenza a quelli usciti dalle più famose fonderie europee, come quelle francesi

Alla Fonderia del Pignone abbiamo dato ampio spazio sul n.1|2004 della rivista Arredo & Città https://www.arredoecitta.it/it/riviste/le-fonderie-toscane/

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Cuneo-Napoli, a colpi di pedale contro il virus

Posted by on Set 17, 2020 in Itinerari | 0 comments

“Nel Paesaggio. Itinerari leggeri alla scoperta del territorio” è il titolo del numero di Arredo & Città, pubblicato di recente dalla Fondazione Neri, che affronta il tema dei territori nella loro complessità, territori che si trasformano in paesaggio nel momento in cui si decide di percorrerli con l’intento di esplorarli. L’operazione risulta più efficace se si adotta un incedere lento, a piedi o in bicicletta (https://www.arredoecitta.it/it/riviste/nel-paesaggio-itinerari-leggeri-attraverso-il-territorio/).

Proprio la bicicletta, mezzo del tutto sostenibile, permette ogni anno all’Associazione sportiva La Storia in bici di organizzare nel mese di settembre lungo l’Italia un viaggio cicloturistico dalle caratteristiche spiccatamente storiche e culturali. Patrocinata dal Ministro per i Beni Culturali e per il Turismo, l’edizione 2020  (6-13 settembre) è partita da Cuneo con arrivo a Napoli, dopo aver toccato le località di Quarto dei Mille, Luni, Carrara, San Gimignano, Siena, Orvieto, Viterbo, Tivoli, Fiuggi, Mignano, Monte Lungo e Roccamorfina.

Nelle intenzioni l’itinerario doveva essere un omaggio a quell’italian style diventato uno straordinario elemento qualificante il nostro paese nel mondo, ma mai come quest’anno la pedalata è stata affrontata anche per lanciare un segnale rivolto a tutti noi: quello di non mollare e di aiutarci a vicenda a sostenere una grande nazione che sta cercando faticosamente di uscire dalla fase più difficile della sua storia recente e di ritrovare se stessa.

Gli ottanta ciclisti che hanno preso parte a questa “avventura” sono stati accolti a Viterbo (tappa di metà percorso) da Umberto Laurenti, vice presidente della Associazione “Svegliamoci Italici” che raggruppa prestigiosi esponenti nazionali della cultura, dell’arte, dell’imprenditoria, del food, della moda e della musica. Dalla città dei Papi, poi, il messaggio è stato portato e diffuso a colpi di pedale fino al Vesuvio.

 

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Cool gas ad Atene

Posted by on Giu 25, 2020 in Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

Officine, gassificatori, ciminere, gasometri, sono gli emblemi indiscutibili della rivoluzione industriale. I gasometri assolvevano alle funzioni di stoccaggio, deposito e regolazione della pressione del “gas di città”, ottenuto dalla combustione del carbone fossile – coke – e destinato  all’uso domestico (ad esempio il riscaldamento) e pubblico, per l’ illuminazione delle strade. Fu lo stesso ingegnere scozzese William Murdoch, pioniere negli studi sulla produzione del gas illuminante, a battezzarli nel 1800 con il nome di syngas: strutture a intelaiatura metallica, a forma di silo, capaci di contenere al loro interno una miscela di gas composto da monossido di carbonio e idrogeno, con l’aggiunta di metano e anidride carbonica. Per oltre un secolo interi quartieri delle moderne città europee vennero destinati ad ospitare i gasometri, fino all’inizio della diffusione su grande scala del metano da un lato e dell’energia elettrica dall’altro. Tali depositi, divenuti obsoleti, furono messi in disuso o demoliti.

Atene, il centro culturale Technopolis, nel distretto di Gazi, by G Da, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53249313

Atene, il centro culturale Technopolis, nel distretto di Gazi, by G Da, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53249313

Il destino è stato più benevolo con il gasometro della città di Atene, ubicato nel distretto di Gazi, il sito della ex-centrale del gas,aperta nel 1857, dalla quale prende appunto il nome. Il recupero dell’intera area, che occupa una superficie di oltre 30 mila mq, ha trasformato l’ex quartiere industriale in un centro multiculturale e nel luogo più “cool” della capitale greca. Raggiungibile a piedi dal Ceramico (importante sito archeologico), la direzione è indicata dalle alte ciminiere che introducono a una grande piazza dove ogni sera, soprattutto durante la stagione estiva, va in scena il rito notturno della movida ateniese tra locali, tavoli all’aperto, cinema e musica. Ma ad attirare qui anche i turisti è soprattutto Technopolis, un museo diffuso che occupa gran parte degli edifici recuperati, gasometro compreso. Dedicato alla storia dell’area, ma aperto anche a mostre temporanee e concerti, dal 2013 ospita il Museo Industriale del Gas, che permette di ripercorrere la storia del gas nella città di Atene e dell’antica fabbrica ad esso dedicata.

L'ex gasometro di Atene, by Dimorsitanos - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37202399

L’ex gasometro di Atene, by Dimorsitanos – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37202399

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Triberg: dall’acqua il primato della luce

Posted by on Mar 19, 2020 in Arredo Urbano, Itinerari | 0 comments

Sorge alle pendici di una valle incantata nel cuore della Foresta Nera. Il piccolo borgo di Triberg è attraversato dal fiume Gutach, le cui acque danno vita alle cascate più alte della Germania: 163 metri di altezza suddivise in 7 salti che si infrangono su rocce granitiche emettendo rombi assordanti. La visita prevede diversi percorsi, da quelli semplici ai più articolati per camminatori esperti, ma per tutti l’apertura serale, fino alle 22, offre uno spettacolo suggestivo di acqua e luci.

Le cascate di Triberg,  foto by Juan Pablo Guzmán Fernández on pexels.com

Le cascate di Triberg,
foto by Juan Pablo Guzmán Fernández on pexels.com

A proposito di luce, il paese vanta un altro primato. Si tratta, infatti, del primo centro tedesco ad aver introdotto l’illuminazione elettrica, grazie proprio allo sfruttamento delle acque del fiume. Dai primi anni del ‘900 la nuova rivoluzionaria fonte luminosa sostituisce progressivamente il gas nell’illuminazione pubblica cittadina. Strade e piazze si accendono di una luce bianca e potente, mai vista prima di allora. Le lampade sono sostenute da mensole a muro e, soprattutto, da alti pali in ferro e ghisa con cima a pastorale. L’innovazione tecnologica corrisponde al periodo di maggior sviluppo di Triberg; lungo la strada principale è un susseguirsi di case con facciate affrescate e attività commerciali caratterizzate da insegne in ferro lavorato.

Triberg, 1912

Triberg, 1912

Una delle insegne artistiche metalliche nel centro di Triberg

Una delle insegne artistiche metalliche nel centro di Triberg

Molti sono i suoi laboratori artigianali che attirano ancora oggi migliaia di turisti per poter ammirare, o acquistare, un prodotto tipico della zona: gli orologi a cucù.  Triberg è collocata sulla Strada degli orologi della Foresta Nera, un itinerario ad anello di ca. 110 km che può essere percorso in auto, moto, o ancora meglio in bicicletta. A partire dal XVII secolo la Foresta Nera si impone in Europa come il più importante luogo di produzione di questi particolari oggetti. All’attività artigianale vera e propria si affiancano oggi infrastrutture turistiche come musei, negozi, locande che sorgono nei tipici villaggi dalle case con i tetti spioventi di pietra.

Un grande orologio a cucù sulla facciata di un edificio di Triberg, foto by JuergenG - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7786624

Un grande orologio a cucù sulla facciata di un edificio di Triberg, foto by JuergenG – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7786624

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