Fuori e al coperto: i passages

Posted on Set 30, 2014

Tutti noi conosciamo – per averle osservate dal vivo o più semplicemente per averne apprezzato forme e tipologie attraverso la fotografia, la letteratura, ma anche il cinema e la televisione – quelle grandi strutture metalliche note come gallerie urbane che riscossero grande successo in Europa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

Entità a sé stanti, spazi emblematici della società di quell’epoca, esse trassero spunto dai meno celebrati, ma non per questo meno importanti e rivoluzionari, passages parigini che poi si diffusero rapidamente in tutto il vecchio continente assumendo nomi diversi a seconda delle località (gallerie e passeggiate coperte, porticati, strade protette).

Strettamente legati al primo utilizzo del ferro in architettura e caratterizzati da coperture in metallo sorrette il più delle volte da eleganti colonne di ghisa, i “passaggi” svolsero una funzione di interconnessione, di raccordo, tra un edificio e l’altro.

Inizialmente la natura dei luoghi messi in collegamento da queste architetture fu di carattere industriale (in particolare opifici tessili) permettendo in tal modo la circolazione “non a cielo aperto” di merci e operai.

Con il trascorrere del tempo vennero invece sempre più impiegati nelle località di villeggiatura, sia balneari che termali, sorte agli inizi del ‘900, per raccordare fra loro padiglioni destinati a usi diversi, tuttavia  sempre pensati in un’ottica di divertimento e svago  (kursaal, casino, ristoranti, alberghi) e per favorire, contemporaneamente, l’incontro e lo scambio tra le persone.

La pioggia o il sole accecante non potevano arrecare alcun danno in quanto il luogo era coperto, mentre l’aria e la luce entravano liberamente; la clientela passeggiava e conversava in tutta comodità.

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Arco


 

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