Negli anni in cui Eiffel innalzava la sua celebre torre metallica sul cielo di Parigi, numerosi artisti appartenenti alla corrente impressionista “abbandonavano” la capitale francese, con i suoi luoghi di distrazione e disturbo, per rifugiarsi nelle campagne alla ricerca di una natura arcadica, ancora incontaminata, da poter immortalare nelle loro opere. Tale fenomeno non riguardò Jean Béraud (1849-1935), geniale pittore parigino che pose come obiettivo fondamentale del suo lavoro proprio la rappresentazione della vita urbana, frammentata in tutti i suoi molteplici aspetti quotidiani.
Uscito dal buio del suo studio e dalle stanze del Salon, dove avrebbe esposto la totalità dei suoi dipinti fino alla soglia del 1880, Béraud decise di “mettersi in cammino” sulle strade e i boulevards parigini, dagli Champ-Élysées alle Halles, da Montmartre alle sponde della Senna, per raccontare, a suo modo, la nuova storia della città, ancora tutta da scrivere e da tramandare. Ogni attimo della sua esistenza, perfino quando si trasferiva da un quartiere all’altro a bordo di una carrozza, era scandito dall’immancabile presenza del taccuino sul quale annotare, o meglio schizzare, tutto ciò che potesse suscitargli interesse, divenendo in questo modo uno dei principali e apprezzati “cronisti” della Belle Époque.
Oggi l’analisi delle sue opere permette di riscoprire un grande artista, oltre ad accompagnarci in un viaggio a ritroso davvero affascinante nella Parigi di fine Ottocento. Tra i tanti temi evidenziati nella sua pittura spicca fortemente quello relativo alla rappresentazione dei nuovi oggetti in ghisa progettati per il decoro urbano: la trasposizione su tela, dunque, di quei rivoluzionari manufatti (lampioni, fontane, panchine, strutture) che di lì a breve si sarebbero diffusi dalla capitale francese in tutto il mondo.