Mentre la Biennale Architettura 2018 volge al termine – chiuderà i battenti il 25 novembre, a sei mesi dall’apertura – vogliamo segnalare come una tra le più rilevanti novità di questa edizione, la partecipazione della Santa Sede, che a dieci architetti di fama internazionale ha affidato il compito di ideare, ciascuno, una cappella.
I dieci progetti che hanno utilizzato materiali diversi (ferro, acciaio, legno, ceramica cemento) non seguono alcuno schema predefinito, se si esclude l’inserimento di due elementi comuni: l’altare e l’ambone, che traducono rispettivamente i concetti di “Cena” e “Parola” e che ciascun protagonista ha liberamente interpretato. Tutti insieme sono andati a comporre una sorta di padiglione diffuso, in un affascinante contesto naturale, il bosco sull’isola di San Giorgio Maggiore che, impreziosito da queste architetture, diventa un’evocazione del percorso labirintico della vita, in cui perdersi e ritrovarsi: un peregrinare dell’uomo in attesa dell’incontro con Dio. E anche il numero, dieci, vuole rappresentare una sorta di decalogo.
Come annunciato dal cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Commissario del Padiglione “Vatican Chapels”, la Chiesa cattolica approda in Laguna con il proposito di ricucire, come in parte è già avvenuto nel 2015 con la partecipazione del Vaticano alla Biennale di Arte, la frattura fra religione e arte che si è consumata a partire dal secolo scorso. “Dopo essere state a lungo sorelle, le loro strade si sono divaricate, l’arte è diventata autoreferenziale, mentre la Chiesa si è rivolta esclusivamente alla speculazione, credendo di non aver bisogno di segni e metafore, non tenendo in conto il grande repertorio simbolico. Un allontanamento che si è riverberato in negativo sulla creazione di edifici sacri modesti e privi di spiritualità”.
Lo stesso Papa Francesco con la Evangelii gaudium, la prima esortazione apostolica promulgata il 24 novembre 2013, ha indicato nella bellezza la vera strada religiosa da percorrere seguendo l’esempio di sant’Agostino per il quale “noi non amiamo se non ciò che è bello”.
Hanno preso parte al progetto:
Norman Foster (Gran Bretagna), Javier Corvalan (Paraguay), Ricardo Flores e Eva Prats (Spagna), Terunobu Fujimori (Giappone), Sean Godsell (Australia), Carla Juacaba (Brasile), Andrew Berman (Usa), Smilian Radic (Cile), Eduardo Souto De Moura (Portogallo), Francesco Cellini (Italia).