Omaggio a TEL AVIV

Posted on Giu 25, 2018

Tel Aviv, photo by Stefannyffenegger on pexabay

Tel Aviv, photo by Stefannyffenegger on pexabay

Una città all’avanguardia, oggi come ieri quando, a partire dagli inizi del Novecento, architetti provenienti dall’estero vi introdussero gli orientamenti visibilmente innovativi dell’architettura europea, compreso il razionalismo italiano.

La mostra Tel Aviv the White City, in corso al MAXXI di Roma fino al 2 settembre prossimo, offre l’occasione per riscoprire la città di Tel Aviv al tempo del Movimento Moderno e degli influssi Bauhaus, proprio alla vigilia del centesimo anniversario della nascita  in Germania di quest’ultima scuola di architettura che aveva l’obiettivo di unire l’arte con l’architettura e il design.

L’ampio contributo offerto da foto, schizzi, plastici e video permette di indagare  il centro israeliano soprattutto nel periodo compreso tra gli anni ’30 e ’50 quando iniziò a espandersi per effetto delle migrazioni da occidente e venne disegnato secondo il gusto di urbanisti che trasformarono l’area semidesertica alla periferia di Jaffa in una città moderna e funzionale. Un progetto a cui lavorò anche l’urbanista scozzese Patrick Geddes, che si era già occupato della realizzazione del centro di New Delhi in India.

Le mappe esposte e le foto aeree dell’epoca rivelano l’armonia del disegno urbano caratterizzato da un centro pulsante da cui si irradiano i lunghi viali alberati (boulevard): si tratta dell’esagonale piazza Dizengoff, attorno alla quale l’architetto Genia Averbuch negli anni Trenta ha disegnato esclusivamente edifici rotondi con ampie terrazze: un’impronta originale a cui il pool di oltre 70 tra progettisti, ingegneri e architetti, si è attenuto scrupolosamente. La piazza consiste in una trasposizione urbanistica che ricalca le sei punte della Stella di David: un luogo che ha subito in seguito pesanti interventi e sulla cui area è attualmente in corso un importante recupero conservativo.

Nella sezione dedicata alle influenze europee figurano anche alcuni lavori dell’italiano Giuseppe Terragni, considerato da alcuni il massimo esponente del razionalismo italiano, che ha influenzato lo stile progettuale dell’architetto Zeev Rechter proprio nella realizzazione di alcuni edifici divenuti col tempo simboli di Tel Aviv come l’Auditorium Mann, il Padiglione d’arte contemporanea Helena Rubinstein, l’Engel House.

Tel Aviv, Auditorium Mann

Tel Aviv, Auditorium Mann

Tel Aviv, Padiglione d'Arte Contemporanea Helena Rubinstein, photo by Alexander Katin on Unsplash

Tel Aviv, Padiglione d’Arte Contemporanea Helena Rubinstein, photo by Alexander Katin on Unsplash

 

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