Un secolo prima della sua consacrazione a località balneare di villeggiatura, una delle più rinomate d’Europa, Rimini appariva ancora come un piccolo centro in cui regnava una profonda miseria; la fame, cattiva consigliera, era causa di numerosi furti e rapine, soprattutto di notte.
La grave situazione costrinse il governo della città a correre ai ripari e una delle prime riforme fu la decisione di realizzare un vero e proprio impianto d’illuminazione pubblica notturna: questo avveniva, come ricorda lo storico locale Carlo Tonini, all’inizio del 1802! Già alla fine di gennaio la popolazione fu messa al corrente dell’iniziativa e i lavori si protrassero per un anno intero fino alla fatidica sera dell’11 dicembre quando 70 fanali, funzionati ad olio e collocati nelle principali strade e piazze cittadine, erano pronti a “illuminare la città”.
Grande la soddisfazione dei riminesi, finalmente non più costretti a uscire di casa col buio portandosi appresso fari e lanterne per diradare le tenebre e premunirsi da pericolosi incontri. Purtroppo la felicità durò poco… Scrive Tonini:
…Se non che in quella stessa notte si scatenò tale un turbine, seguito poi da rovesci di piogge e da inondazioni terribili, che conquassò tutti i lampioni, rovinò camini, scoprì tetti, atterrò muraglie, diradicò robustissime querce, disperse paglie e fieni con danni incalcolabili: ben doloroso compimento dell’anno 1802!
Un documento da noi conservato in archivio ci dice che i pali furono ripristinati nel giro di pochi giorni. Dunque, la sicurezza dei riminesi fu garantita, alla faccia dei furfanti che credevano di averla fatta franca ancora una volta.