I Caffè storici di Torino rappresentano un patrimonio culturale che appartiene alla collettività. Hanno accolto ai loro tavoli patrioti, esuli, artisti, parlamentari. Sono luoghi che contengono ricordi, cimeli, arredi. Dagli anni ‘90 una legge regionale li tutela e salvaguardia, ciò ha favorito il loro inserimento nel circuito turistico nazionale e internazionale.
Non tutti sanno, però, che i Caffè torinesi furono anche i primi locali pubblici ad adottare l’illuminazione a gas, alcuni addirittura molto prima della sua diffusione nelle strade e nelle piazze cittadine. Il primato spetta al Caffè Gianotti (in seguito San Carlo) che impiegò il gas sin dal 1823, 14 anni prima che l’ingegnere francese Ippolito Gautier fondasse l’omonima Compagnia del Gas.
L’utilizzo di eleganti lampadari – a uno o più becchi – e di lampade fissate a parete mediante un braccio in ferro o in ghisa, serviva ai Caffè per attirare i clienti e farsi pubblicità sui giornali. Nella Gazzetta Piemontese del 1 febbraio 1838 si poteva leggere: Caffè del Corso, Illuminazione a gas, Musica corale strumentale, dalle cinque alle nove pomeridiane.[1]
Ciò non esclude che in quegli anni esistessero locali che utilizzavano ancora l’olio, sia perché i proprietari non erano in grado – pur apprezzando la novità – di sostenere la spesa per la nuova illuminazione, sia perché la loro clientela era ostile al cambiamento e non intendeva rinunciare alle stravecchie lampade ad olio. Ad ogni modo dalla metà del XIX secolo i Caffè furono alla testa di coloro che adottarono il gas, e contribuirono in maniera decisiva alla trasformazione del volto notturno di Torino.
Alla storia dell’illuminazione pubblica di Torino, compresa quella a gas, la Fondazione Neri ha dedicato un’approfondita ricerca pubblicata sul numero 2-2023 della rivista Arredo & Città
PROGRESSO E CAMBIAMENTO DEL GUSTO –
Arredo & Città (arredoecitta.it)
[1] R. Cerutti – E. Gianeri, L’officina del gas di Porta Nuova a Torino, p. 159