Una App per scoprire i nasoni di Roma

Posted on Mar 20, 2024

Si chiama Waidy ed è una App sviluppata dal team interno di Acea (Azienda Comunale Energia e Ambiente). Mostra circa 3000 punti di distribuzione dell’acqua serviti dalla multiutility. Ovunque ci si trovi è sufficiente aprire l’applicazione (si scarica dagli store degli smartphone, sia Apple che Android) e trovare le fontane o le fontanelle di Roma più vicine alla propria posizione.

Il progetto rappresenta l’evoluzione hi-Tech di questi preziosi manufatti e permette di scoprire diverse curiosità di ogni punto d’erogazione, dalla sua storia, alla qualità dell’acqua, agli eventi culturali in programma nelle immediate vicinanze. Ma non è tutto, in quanto Acea sostiene che Waidy incentivi l’utilizzo dei contenitori refill, come le borracce, contribuendo così alla riduzione della plastica monouso e all’utilizzo più responsabile, da parte dei cittadini e soprattutto dei turisti, della risorsa idrica. Ciò è favorito dal fatto che le fontanelle pubbliche romane, diversamente da tante altre realtà, sono tutte, o quasi tutte, funzionanti. Inoltre, quando si parla di loro, vengono connotate tramite un appellativo specifico: i nasoni uno dei simboli della Capitale, che proprio quest’anno compie 150 anni.

Il nasone di Roma (Archivio Fondazione Neri)

Era il 1874 quando il Comune di Roma, su iniziativa del sindaco Luigi Pianciani e dell’assessore Rinazzi, decise l’installazione, nel centro cittadino, di numerose fontanelle in ghisa con lo scopo di dissetare e fornire refrigerio a residenti e passanti. Un massiccio cilindro in fusione, del peso approssimativo di 100 kg, sormontato da un cappello, il solo elemento decorato, con motivi vegetali. Da subito furono soprannominate nasoni per via del rubinetto curvato che ricordava la forma di un naso. L’acqua fresca e potabile che ne fuoriusciva è passata invece alla storia come l’acqua der sindaco. Eppure, inizialmente, i nasoni disponevano non di uno, ma di tre rubinetti decorati con teste di drago; si tratta della tipologia più antica, di cui oggi restano solo tre esemplari, ubicati in luoghi storici: davanti alla fontana di piazza della Rotonda (per questo conosciuto come il nasone del Pantheon), in via di San Teodoro e in via delle Tre Cannelle, nel Rione Trevi.

Il “nasone del Pantheon” in piazza della Rotonda (Archivio Fondazione Neri)

Nei decenni questa tipologia si è diffusa in ogni angolo della città, dal centro alla periferia, e a guardarli bene i nasoni non sono proprio tutti uguali. Alcuni riportano ancora l’originaria iscrizione “Acqua Marcia”[1] o il fascio littorio con l’indicazione dell’anno segnato in numeri romani, altri sono stati personalizzati, per meglio dire “sponsorizzati”, come quelli presenti al Foro Italico che riportano lo stemma del CONI. Al di là dei dettagli quello che risulta interessante è il favore che, da sempre, questi oggetti incontrano presso i residenti romani.

Risulta difficile, se non impossibile, stabilire quanti siano oggi i nasoni: si parla di oltre 2000, ma potrebbero essere anche di più, se si considera l’intera area di giurisdizione del comune.


[1] L’Aqua Marcia è uno dei grandi e antichi acquedotti romani, costruito nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio Re e rimasto in funzione per molti secoli. L’abbondanza e l’ottima qualità dell’acqua spinsero in tempi molto più recenti papa Pio IX a ripristinarlo: la nuova inaugurazione avvenne l’11 settembre del 1870

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