Il giorno ha preso il posto della notte o è la notte ad essersi sostituita al giorno? Si prova un senso di smarrimento nell’ammirare L’Empire des lumières, una delle più celebri ed emblematiche opere di Réne Magritte (1898-1967), artista che viene considerato il maggior esponente del surrealismo belga.
Al di là dall’essere una rappresentazione fortemente realistica e ricca di dettagli paesaggistici, l’aspetto che più colpisce è in effetti l’atmosfera estremamente misteriosa e spiazzante. Ciò è dovuto alla presenza simultanea della notte e del giorno. La prima avvolge nelle tenebre la casa, la strada, gli alberi, rischiarati solo dalla luce artificiale emessa dall’unica lanterna di un lampione, volutamente posto al centro della scena, e dal riverbero delle luci interne all’edificio che traspaiono da due finestre; il secondo, invece, caratterizzato dal cielo azzurro punteggiato da nuvole bianche.
Gli occhi, la ragione, l’esperienza quasi si rifiutano di accettarne la pacifica convivenza, ma per fortuna ci viene in soccorso lo stesso Magritte che spiega: “ Ciò che è rappresentato nel quadro sono due idee diverse, vale a dire, esattamente, un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Questa evocazione della notte e del giorno mi sembra dotata del potere di sorprenderci e incantarci. Io chiamo questo potere: la poesia”.
L’opera è dunque una sorta di sogno poetico che, secondo le teorie freudiane, abbracciate dagli artisti surrealisti, è inteso come l’essenza dell’uomo e per questo la sua rappresentazione diventa fondamentale.
Vedi l’opera nella collezione Peggy Guggenheim di Venezia:
https://www.guggenheim-venice.it/it/arte/opere/empire-of-light/