Itinerari

Un gioiello Liberty nelle Marche

Posted by on Lug 23, 2019 in Itinerari | 0 comments

Posta a mezza costa tra il mare e il borgo storico di Civitanova Alta (MC), Villa Conti è un complesso di edifici distribuiti all’interno di un vasto parco impreziosito da pregevoli essenze arboree. Il luogo nasce nella seconda metà dell’Ottocento come dimora agricola per il controllo dei vasti possedimenti terrieri della nobile famiglia Conti, originaria della cittadina di Fiastra. Ma è all’inizio del ‘900 che la villa si trasforma in una residenza di villeggiatura e di mondanità che accoglie personaggi dell’alta aristocrazia romana. Vi trovano ospitalità politici ed artisti, tra i quali anche il famoso soprano Francisca Solari, divenuta poi successivamente la seconda moglie del proprietario Pier Alberto Conti.

Il progetto di sistemazione del parco, e di tutti gli edifici annessi, è affidato all’architetto bolognese Paolo Sironi che, oltre a eseguire lavori di ritocco sulle strutture già esistenti, interviene realizzando, tra il 1907 e il 1910, la sua opera più importante: Villa San Michele, l’esempio in assoluto più significativo del Liberty marchigiano.

Le facciate dell’edificio, di uno sgargiante eclettismo, sono arricchite da decori in pietra artificiale di colorazione variabile dal grigio al bianco che riprendono i temi tipici del nuovo stile. D’interesse particolare risultano il portale a forma di cuore rovesciato, i bow-windows poligonali, l’elegante torretta angolare.

Ma le meraviglie riguardano anche l’uso sapiente del metallo, lavorato in modo così squisito da trasformarne la severità e la pesantezza in un tripudio di linee curve che evolvono in decori ispirati al mondo vegetale e floreale. Un fenomeno riconoscibile, soprattutto, negli elementi che compongono le ringhiere dei balconi, ma anche nell’intelaiatura metallica del grande portone d’ingresso. Pezzi unici e sorprendenti sono anche i candelabri su balaustra, realizzati sempre in ferro, che ancora oggi illuminano la parte di giardino prospiciente l’edificio. Bellissimo il decoro – una sorta di mazzo di fiori – posizionato a metà della colonna, così come la cima a quattro luci, davvero singolare.

Candelabri Liberty nel giardino di Villa San Michele

Candelabri Liberty nel giardino di Villa San Michele

Dal 1968 l’intero complesso appartiene ai Salesiani, ma sembra che di recente sia stato inserito nell’elenco delle proprietà da dismettere allo scopo di ridurre i costi di gestione. Il parco è comunque aperto al pubblico e dall’esterno la villa può essere ammirata in tutto il suo splendore.

Dove:

Villa Conti, via San Michele 64

Civitanova Marche (MC)

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L’energia raccontata

Posted by on Lug 17, 2019 in Itinerari | 0 comments

©Dotdotdot

©Dotdotdot

La luce chiara del mattino rende la vista davvero unica e suggestiva. A volerla fu l’industriale del cotone Cristoforo Benigno Crespi per alimentare l’innovativa fabbrica-villaggio di Crespi d’Adda a pochi chilometri da qui. Protagonista di questo itinerario è la centrale Taccani, di proprietà dell’ENEL, perfettamente conservata e ancora attiva. Considerata una delle più belle centrali idroelettriche italiane, fa parte di quegli stabilimenti, sorti tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 lungo le sponde del fiume Adda, per sfruttare la forza delle acque e produrre l’energia necessaria al funzionamento di diverse manifatture, nonché all’illuminazione di Milano.

L’opera reca la firma dell’architetto Gaetano Moretti che, utilizzando la caratteristica pietra locale detta “ceppo dell’Adda” e ispirandosi alle forme della sovrastante torre viscontea (1370), riuscì a dar vita nel 1906 a un vero capolavoro in stile Liberty, di grande armonia compositiva, perfettamente integrato nell’ambiente fluviale.

Dallo scorso 29 giugno l’edificio è stato trasformato nella prima centrale idroelettrica interattiva aperta al pubblico. Il progetto, promosso da Enel Green Power e curato da Dotdotdot e Storyfactory, consiste in un percorso interattivo e multimediale che attraverso una serie di pannelli guida i visitatori all’interno di un mondo complesso, spesso impenetrabile per chi non è esperto del settore. L’obiettivo è diffondere la conoscenza sui vari aspetti che riguardano l’energia, dalla produzione al suo ampio e diversificato utilizzo; un’attenzione particolare è riservata alla cultura della sostenibilità.

La centrale Taccani diventa in questo modo un luogo di intrattenimento e di formazione che porta a scoprire le cinque fonti di energia rinnovabile e cioè, oltre all’idroelettrica, la geotermica, l’eolica, la marina e la solare.
Durante l’affascinante viaggio è possibile dare forma all’energia e addirittura stabilire un dialogo con essa ponendo domande e ricevendo risposte da una voce “umana” elaborata da un algoritmo. Alla prima giornata di apertura, il 29 giugno scorso, seguiranno quelle dell’11 agosto, 8 settembre e 6 ottobre 2019.

 

Centrale idroelettrica Alessandro Taccani
Via Barnabò Visconti, 12
Trezzo sull’Adda (MI)
per informazioni sulle visite – info@prolocotrezzo.com

 

Veduta della Centrale con la torre viscontea sullo sfondo

Veduta della Centrale con la torre viscontea sullo sfondo

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Saluti da Rimini

Posted by on Lug 4, 2019 in Itinerari | 0 comments

 

Rimini, il Kursaal

Rimini, il Kursaal. Sullo sfondo, dietro al palco per la musica, si intravede la Capanna Svizzera

Il 1˚luglio 1873 si inaugurava a Rimini il grandioso Stabilimento Balneare che comprendeva il Kursaal, con un chiosco per la musica collocato nel piazzale antistante, la Piattaforma a mare e la Capanna Svizzera. Costo totale del progetto: un milione di lire.

Lo “stabilimento dei sogni”, come venne ribattezzato, trovò ampio risalto sui giornali e le riviste dell’epoca. Persino l’apprezzata guida del Carocci Bagni e villeggiature in Toscana (1900) – di cui conserviamo una copia originale in archivio – dedicava un’intera pagina pubblicitaria ai principali servizi che la struttura era in grado di offrire. Il fatto che sulla guida venisse menzionata una località ubicata in un’altra regione la dice lunga sul protagonismo che Rimini si era ormai conquistata in ambito turistico, e non solo a livello nazionale.

Pagina pubblicitaria dello Stabilimento di Rimini nella guida del Carocci "Bagni e villeggiature in Toscana" 1900

Pagina pubblicitaria dello Stabilimento di Rimini nella guida del Carocci “Bagni e villeggiature in Toscana” 1900

Tra le tante attività che si potevano praticare non mancavano i balli e le feste nel maestoso Kursaal. Progettato in stile neoclassico, era illuminato la sera dalla luce elettrica – fatto eccezionale per l’epoca – sia internamente che sulla facciata esterna, mediante paletti in ghisa che sostenevano globi luminosi. Era di moda anche la sosta presso il caffè-ristorante della Capanna Svizzera, o il cambio di costume nelle eleganti cabine della Piattaforma.

Proprio quest’ultima, con il lungo ponte che la collegava all’arenile, diventò presto l’immagine di Rimini nel mondo. Ai lati dell’esotica pagoda sorgevano i camerini: a destra quelli riservati alle donne, a sinistra quelli degli uomini, dai quali si scendeva in acqua mediante scalette. Sulla Piattaforma e sul tratto di spiaggia che immetteva alla passerella erano collocati altri lampioni, decisamente più alti di quelli del Kursaal e dotati sulla cima di un braccio orizzontale che sosteneva una grande lampada ad arco.

Oggi nessuno dei tre edifici di cui si componeva lo stabilimento riminese esiste più. Sono stati demoliti per far posto ad altre architetture, come il Grand Hotel sulla marina, e sopravvivono ormai solo nelle foto storiche. Proprio a loro, però, va riconosciuto il merito di aver contribuito allo sviluppo di quei 12 km di litorale che ha dato vita nell’immaginario collettivo al mito turistico della Riviera Romagnola.

La Piattaforma a Mare di Rimini, inizi del '900

La Piattaforma a mare di Rimini, inizi del ‘900

La passerella in legno che conduceva alla piattaforma

La passerella in legno che conduceva alla piattaforma

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Piranesi sull’Aventino

Posted by on Giu 17, 2019 in Il museo della ghisa, Itinerari | 0 comments

A Roma, sul colle Aventino, una straordinaria architettura è tornata al suo antico splendore dopo un’imponente opera di restauro: la chiesa di Santa Maria del Priorato. Costruita intorno all’anno Mille, e annoverata tra le abbazie più belle della capitale, è legata alla figura di Giovan Battista Piranesi, uno dei massimi interpreti delle antichità romane, la cui opera è stata interamente permeata dall’ideale di evocazione dello spirito antico.

In soli due anni (1764-66) il visionario disegnatore e incisore veneto assunse – unica volta in tutta la sua carriera – anche il ruolo di architetto e riuscì a cambiare il volto dell’edificio utilizzando la forza del linguaggio neoclassico. La grandezza dell’intervento è consistita nell’aver dato tridimensionalità ai suoi disegni regalandoci suggestivi effetti di prospettiva e di profondità che non si ritrovano sugli elaborati grafici. L’invenzione, originalissima, mescola elementi decorativi tratti dal repertorio dell’antico Egitto con quelli etruschi e romani in cui dominano ordine, ma anche eccentricità: sulla facciata esterna, così come all’interno, appaiono rappresentazioni di sfingi, palme, rosette, foglie di alloro, greche, corone, festoni, scudi.

Piranesi sull'Aventino

Piranesi sull’Aventino

 

In questo modo Piranesi sperimenta con successo, e in prima persona, una prassi che si sarebbe ripetuta con frequenza nel corso dell’Ottocento: l’applicazione della sua arte alla progettazione e alla decorazione di oggetti al fine di renderli esteticamente gradevoli.

Questo fenomeno interessò  in maniera significativa anche l’ambito della fusione in ghisa per la produzione di manufatti destinati all’arredo urbano, grazie al lavoro di abili scultori, intagliatori e anche fonditori. Sul numero 1-2016 di Arredo&Città, dedicato all’influenza dell’ornato classico sulle arti applicate, abbiamo dato ampio spazio alla riproposizione in ghisa dei disegni classici proprio del Piranesi sui lampioni per l’illuminazione pubblica della seconda metà del XIX secolo.

http://www.arredoecitta.it/it/riviste/linfluenza-dellornato-classico-sulle-arti-applicate/

Incisione di Piranesi (sinistra) e particolare del basamento per un lampione esposto al MIG (destra)

Incisione di Piranesi (sinistra) e particolare del basamento per un lampione esposto al MIG (destra)

La chiesa è aperta tutti i venerdì mattina: per informazioni  visitorscentre@orderofmalta.it

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A&C 1-2019: L’ABRUZZO DELLE FONTANE IN GHISA

Posted by on Giu 4, 2019 in Arredo Urbano, Il mondo della ghisa, Itinerari | 1 comment

Pratola Peligna (AQ), un dettaglio della fontana di piazza Madonna della Libera

Pratola Peligna (AQ), un dettaglio della fontana di piazza Madonna della Libera

Dall’analisi del materiale fotografico raccolto in occasione di vari sopralluoghi, e successivamente catalogato nell’archivio della Fondazione Neri, è emersa una sorprendente scoperta: la presenza, in Abruzzo, di numerose fontane monumentali in ghisa concentrate in un’area circoscritta, di modeste dimensioni. Fontane ubicate anche nei centri più piccoli, compresi quelli difficilmente raggiungibili per le asperità del territorio, in prevalenza montuoso.  Prodotte tra metà ‘800 e inizi ‘900, esse rappresentano un patrimonio unico, che non ha eguali in Italia e che rischia di andare perduto in assenza di adeguati interventi conservativi.

I risultati delle attività di ricognizione, confronto e analisi dei dati informativi disponibili, si possono trovare sull’ultimo numero di Arredo & Città (1-2019) che presenta: la mappatura dei manufatti; una ricca documentazione fotografica che ne evidenzia la figura e i dettagli di rara bellezza, la descrizione di ogni fontana, con i riferimenti storico-culturali che ne sono stati l’ispirazione.  http://www.arredoecitta.it/it/

Le fontane d’Abruzzo sono l’espressione artistica, e industriale, di un’epoca, poiché furono realizzate dalle più grandi e famose fonderie europee, fatto che allinea questa regione d’Italia a molte altre città, anche del Sudamerica e dell’Asia. Protagonista indiscussa è la fonderia francese della Val D’Osne che ha legato il suo nome a opere straordinarie ampiamente documentate sulla rivista come, ad esempio, i due esemplari di Pratola Peligna, ricchi di sculture antropomorfe e animali, le “fontane di giugno” (o meglio de l’Été ) installate a San Demetrio, Magliano e Ortona dei Marsi, o ancora la fontana situata, nel centro di Scurcola Marsicana, che ha per protagonista un’aggraziata statua di Venere.

Magliano de' Marsi (AQ), la fontana de l’Été

Magliano de’ Marsi (AQ), la fontana de l’Été

Pratola Peligna (AQ), la ninfa Galatea sormonta la fontana di piazza Garibaldi

Pratola Peligna (AQ), la ninfa Galatea sormonta la fontana di piazza Garibaldi

La fontana di Scurcola Marsicana (AQ), dettaglio della Venere

La fontana di Scurcola Marsicana (AQ), dettaglio della Venere

Mentre il lavoro prendeva forma ci si è resi conto che era necessario, considerata l’importanza del materiale, farlo conoscere al grande pubblico. È così che dalle fontane è stato tratto lo spunto per creare un itinerario turistico che intende in primo luogo segnalare la loro presenza, ma nello stesso tempo offrire l’occasione per scoprire le emergenze storico-artistiche e naturalistiche che caratterizzano le 23 località interessate.

 

L'Abruzzo delle fontane in ghisa: itinerario turistico

L’Abruzzo delle fontane in ghisa: itinerario turistico

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La notte porta luce nella storica New Orleans

Posted by on Apr 24, 2019 in Arredo Urbano, Itinerari | 0 comments

New Orleans, Canal Street

New Orleans, Canal Street

Più grande di Pennsylvania Avenue a Washington, o del Mall a Londra. Canal Street, nel cuore di New Orleans, è la più ampia strada commerciale d’America. Alla fine degli anni ’20 il nuovo progetto illuminotecnico, che rientrava nell’ambito di un rinnovamento urbanistico della nota arteria cittadina, coinvolse amministratori e potenti uomini d’affari, intenzionati a dar vita a un sistema di illuminazione efficiente, ma anche bello e in grado di trasformare il volto notturno di New Orleans.

Si volevano sostituire i pali di fine Ottocento con nuovi esemplari in acciaio che oltre a illuminare la strada dovevano sostenere i cavi elettrici del tram. Canal Street si componeva di tre corsie per ciascun senso di marcia, con un doppio binario al centro per il passaggio dei tram.

La scelta finale cadde su prodotti della Union Metal Manufacturing Co., società di Canton (Ohio) specializzata nella produzione di pali ornamentali che stavano riscuotendo grande successo in diverse città statunitensi. L’installazione di decine di questi esemplari lungo tutta Canal Street ebbe grande risalto sulla stampa dell’epoca.

Quotidiani e riviste dedicarono ampio spazio all’evento, come conferma anche l’articolo pubblicato il 19 aprile 1930 sul giornale The Saturday Evening Post, di cui la Fondazione Neri conserva una copia originale nel suo archivio. Il pezzo, intitolato “Night brings light to historic New Orleans”, la dice lunga sull’importanza di questo progetto che sfruttava l’altezza dei pali per sostenere alla loro sommità tre lampade moderne ed efficienti prodotte dalla General Electric di Boston.

The Saturday Evening Post, 19 aprile 1930, Archivio Fondazione Neri

The Saturday Evening Post, 19 aprile 1930, Archivio Fondazione Neri

Mentre di notte Canal Street si accendeva di una miriade di luci brillanti, di giorno i pali contribuivano all’arredo di questo luogo, ma anche a testimoniare la storia più antica della città. Sui quattro lati di ogni basamento, infatti, è riportato, entro un cartiglio floreale, lo stemma di New Orleans: tre gigli che ricordano la sua fondazione avvenuta nel 1718 per opera dei coloni francesi.

I pali sono ancora oggi funzionanti.

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