Riqualificazione spazi urbani

Da ex fabbrica a Museo della Città

Posted by on Set 25, 2018 in Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

A pochi passi dalla Basilica di Sant’Apollinare, tra i massimi tesori di Ravenna antica, sorgeva un tempo lo Zuccherificio di Classe, un grande stabilimento nel quale, a partire dai primi decenni del secolo scorso, centinaia di operai trovarono impiego nella lavorazione e trasformazione delle barbabietole da zucchero. Il prodotto ottenuto, di altissima qualità, veniva poi trasportato per nave, o tramite ferrovia, non solo nel resto d’Italia, ma anche in diverse parti d’Europa.

Dal 1962 la cessazione delle attività ha innescato l’abbandono e il degrado del luogo, fino agli anni Novanta quando si è profilata all’orizzonte l’idea di un suo recupero con l’obiettivo di trasformare l’ex fabbrica in un polo culturale da destinare all’intera città. Da quei presupposti, a cui sono seguiti due decenni di lavori, nasce oggi Classis Ravenna, il Museo della Città e del Territorio, un’area espositiva di  2.800 mq, costituita da grandi edifici in mattoni a vista e ampie finestre vetrate, che aprirà i battenti a dicembre 2018. 

L’allestimento, curato dall’architetto Andrea Mandara, risulta fortemente innovativo nelle sue soluzioni espositive. Il nuovo Museo, a cui è riservato gran parte dello spazio, consiste in una raccolta di reperti particolarmente significativi provenienti dal vicino Parco Archeologico di Classe che illustra la nascita e l’evoluzione della città di Ravenna, e del suo porto, dall’antichità fino ai giorni nostri. Ma all’interno del complesso trovano collocazione anche un centro di eccellenza internazionale per il restauro e la conservazione dei mosaici, laboratori didattici e centri di ricerca finalizzati alla sperimentazione di start-up innovative: il tutto condito da una forte vocazione per il territorio circostante.

Il nuovo polo culturale di Ravenna dopo il recupero dell'ex Zuccherificio di Classe

Il nuovo polo culturale di Ravenna (sopra).  L’ex Zuccherificio di Classe prima del recupero (sotto)

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Un balcone su Parigi

Posted by on Ago 27, 2018 in Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

 

Arche de la Defense, photo by James Russell

Arche de la Defense, photo by James Russell

Concepita in origine come eliporto, la grande terrazza dell’Arche de la Défense è di nuovo accessibile al pubblico dopo otto anni di intensi lavori che le hanno permesso di rinascere a nuova vita, e a nuova funzione.

La struttura costituisce la parte sommitale dell’immenso monumento parigino realizzato nel 1989 dall’architetto danese Johann Otto von Spreckelsen per celebrare il bicentenario della rivoluzione francese (funzione che, per il primo centenario, fu affidata alla Tour Eiffel). L’edificio è pensato come una versione in chiave moderna dell’Arco di Trionfo dell’Étoile, consacrato però all’umanità e ai suoi ideali piuttosto che alle vittorie militari.

L’imponente opera è un enorme cubo quasi perfetto – 110 m di altezza x 112 di larghezza e 108 di profondità – svuotato al centro e ricoperto di marmo di Carrara, granito grigio e vetro. L’Arco, che sovrasta il quartiere d’affari della Défense (con i suoi impressionati grattacieli è forse il più esteso distretto d’affari in Europa), è dotato di 6 ascensori di cui 4 panoramici in vetro, grazie ai quali il visitatore può salire fino al 35˚ piano e da lì godere di un magnifico panorama sulla città.

“É la più bella vista di Parigi” riportano i dépliant turistici: un’affermazione non priva di fondamento se si considera che lo sguardo spazia a 360 gradi sui tetti della città e sulla sua sterminata periferia. Lassù si è insediato anche lo chef stellato Jean-Christian Dumonet con il suo ristorante Les Jardins de Joséphine, in grado diaccogliere fino a 50 fortunati ospiti. La restante zona all’aperto è oggi utilizzata come spazio dedicato alla fotografia e a mostre temporanee.

 

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PROGETTI DI RIATTIVAZIONE URBANA

Posted by on Lug 9, 2018 in Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

Trasformare uno spazio indefinito e sottoutilizzato in una piazza. È l’obiettivo perseguito per il Perestrello a Roma e per Largo Milano a Cinisello Balsamo (MI) da Orizzontale, collettivo di architetti con base nella capitale, che con un approccio concreto al design e alla sostenibilità propone soluzioni e realizzazioni a basso costo per la riqualificazione delle aree urbane.

Il primo caso coinvolge il più grande “vuoto” urbano del Municipio V di Roma. Da luglio 2017 è partito il progetto “Iceberg – Perestrello 3.0” a cui sono seguite nel mese di settembre quattro giornate durante le quali la piazza è divenuta un vero e proprio laboratorio: associazioni, cittadinanza, studenti e professionisti di architettura, di design, di arte, e anche di psicologia, si sono incontrati per ridiscutere il futuro del luogo. La metafora dell’iceberg è una riflessione sulle realtà sommerse e sul potenziale di sviluppo, a partire dal riconoscimento di ciò che è presente e cercando di far emergere le energie locali.

"Iceberg Perestrello 3.0" Photo by Luca Chiaudano

“Iceberg Perestrello 3.0” Photo by Luca Chiaudano

L’intervento è consistito nella costruzione di due elementi architettonici temporanei realizzati in legno massello: un tavolo e un bleacher (palco) che costituiscono una sorta di punto di incontro per attività organizzate dal basso, piccoli eventi o momenti di socializzazione collettiva. Ma si tratta, e questa è la vera forza del progetto, di un processo aperto, in evoluzione, in quanto tutte le parti interessate sono ad oggi impegnate in un lavoro di coordinamento volto a definire la sorte futura della piazza.

Il workshop Costruire Largo Milano, condotto da Orizzontale col supporto del team Hubout, rappresenta, invece, l’ultimo tassello del progetto “ZAC – Zone Artistiche Condivise” che ha coinvolto la città di Cinisello Balsamo per più di un anno. Con legno di recupero sono state realizzate delle strutture temporanee (un palco, una zona relax polifunzionale e una tettoia) per migliorare la vivibilità di uno spazio, occupato in passato da un parcheggio.

La partecipazione dei cittadini è avvenuta in modo graduale; man mano che le strutture hanno iniziato a prendere forma le persone si sono appassionate alle attività contribuendo in modo diverso: c’è chi ha dato una mano per lo stoccaggio del legno, chi ha aiutato a realizzare le strutture, mettendo anche a disposizione i propri macchinari, chi si è offerto di portare cibo e bevande. Durante tutto il workshop ogni decisione è stata discussa e rimodellata attraverso il confronto reciproco tra studenti, professionisti e gli abitanti della zona, a testimonianza di un reale percorso di progettazione partecipata.

Lavori di riqualificazione di Largo Milano a Cinisello Balsamo, photo by Gianni Magosso

Lavori di riqualificazione di Largo Milano a Cinisello Balsamo, photo by Gianni Magosso

 

La tettoia in legno di Largo Milano a Cinisello Balsamo, photo by Giacomo Costa

La tettoia in legno di Largo Milano a Cinisello Balsamo, photo by Giacomo Costa

Solo esperienze sperimentali isolate e temporanee? o invece solidi riferimenti per procedere secondo percorsi che mettano a disposizione delle periferie spazi pubblici condivisibili? La strada non è semplice ma si può sperare che collaborazione e vicinanza paghino più di qualsiasi decisione presa dall’alto.

www.orizzontale.org

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Omaggio a TEL AVIV

Posted by on Giu 25, 2018 in Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

Tel Aviv, photo by Stefannyffenegger on pexabay

Tel Aviv, photo by Stefannyffenegger on pexabay

Una città all’avanguardia, oggi come ieri quando, a partire dagli inizi del Novecento, architetti provenienti dall’estero vi introdussero gli orientamenti visibilmente innovativi dell’architettura europea, compreso il razionalismo italiano.

La mostra Tel Aviv the White City, in corso al MAXXI di Roma fino al 2 settembre prossimo, offre l’occasione per riscoprire la città di Tel Aviv al tempo del Movimento Moderno e degli influssi Bauhaus, proprio alla vigilia del centesimo anniversario della nascita  in Germania di quest’ultima scuola di architettura che aveva l’obiettivo di unire l’arte con l’architettura e il design.

L’ampio contributo offerto da foto, schizzi, plastici e video permette di indagare  il centro israeliano soprattutto nel periodo compreso tra gli anni ’30 e ’50 quando iniziò a espandersi per effetto delle migrazioni da occidente e venne disegnato secondo il gusto di urbanisti che trasformarono l’area semidesertica alla periferia di Jaffa in una città moderna e funzionale. Un progetto a cui lavorò anche l’urbanista scozzese Patrick Geddes, che si era già occupato della realizzazione del centro di New Delhi in India.

Le mappe esposte e le foto aeree dell’epoca rivelano l’armonia del disegno urbano caratterizzato da un centro pulsante da cui si irradiano i lunghi viali alberati (boulevard): si tratta dell’esagonale piazza Dizengoff, attorno alla quale l’architetto Genia Averbuch negli anni Trenta ha disegnato esclusivamente edifici rotondi con ampie terrazze: un’impronta originale a cui il pool di oltre 70 tra progettisti, ingegneri e architetti, si è attenuto scrupolosamente. La piazza consiste in una trasposizione urbanistica che ricalca le sei punte della Stella di David: un luogo che ha subito in seguito pesanti interventi e sulla cui area è attualmente in corso un importante recupero conservativo.

Nella sezione dedicata alle influenze europee figurano anche alcuni lavori dell’italiano Giuseppe Terragni, considerato da alcuni il massimo esponente del razionalismo italiano, che ha influenzato lo stile progettuale dell’architetto Zeev Rechter proprio nella realizzazione di alcuni edifici divenuti col tempo simboli di Tel Aviv come l’Auditorium Mann, il Padiglione d’arte contemporanea Helena Rubinstein, l’Engel House.

Tel Aviv, Auditorium Mann

Tel Aviv, Auditorium Mann

Tel Aviv, Padiglione d'Arte Contemporanea Helena Rubinstein, photo by Alexander Katin on Unsplash

Tel Aviv, Padiglione d’Arte Contemporanea Helena Rubinstein, photo by Alexander Katin on Unsplash

 

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ARTE SUI BINARI – Dal centro alla periferia e ritorno

Posted by on Mag 29, 2018 in Itinerari, Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

È possibile sovrapporre al viaggio fisico in treno un viaggio di pura fantasia verso terre lontane ed esotiche? Dopo i treni urbani decorati con immagini tratte dalla reggia di Versailles e dai celebri dipinti degli Impressionisti, è oggi in circolazione il “treno delle arti  e delle civiltà”.

Si tratta di un tragitto davvero unico a bordo del treno regionale della linea RER che al costo di un biglietto semplice collega Parigi con i vari comuni dell’Île de France – e dunque il centro metropolitano con la sua sterminata periferia – mettendo a disposizione dei viaggiatori vagoni internamente tappezzati, dai pavimenti sino ai soffitti, da centinaia di gigantografie ad alta risoluzione che riproducono dipinti, reperti, fotografie, opere d’arte, esposti nel museo parigino Quai Branly.

Il filo conduttore delle varie illustrazioni ricalca fedelmente i percorsi espositivi proposti nelle sale dello straordinario edificio ideato da Jean Nouvel sul Lungosenna nel VII arrondissement: in mostra trovano spazio gli oggetti più rappresentativi delle collezioni dedicate ai continenti extra-europei (Africa, Asia, Oceania e Americhe)[1]

Che si tratti di turisti o di pendolari in transito lungo questa trafficata tratta ferroviaria, l’opportunità di ammirare simili bellezze, seppure in riproduzione, costituisce una modalità del tutto inedita, ma  ingegnosa per valorizzare il patrimonio di un museo fortemente voluto (tra qualche controversia)  dal presidente Chirac, appassionato di arte primitiva e non occidentale. Tutto mentre ci si sposta per lavoro, per raggiungere casa o, più semplicemente, per muoversi dal centro alla periferia e viceversa.

 

[1] In una cornice contemporanea e verdeggiante, dove la natura si mescola con i materiali più moderni, il Museo Quai Branly si prefigge un obiettivo elevato: permettere il dialogo tra le diverse culture e riconoscere in modo ufficiale il ruolo che ricoprono le civiltà e il patrimonio dei popoli non europei.

 

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MANIFATTURA TABACCHI – Nuova centralità urbana

Posted by on Mag 4, 2018 in Riqualificazione spazi urbani | 0 comments

 

Per Firenze rappresenta uno dei più significativi interventi di riqualificazione urbana con un potenziale rilancio economico di oltre 3000 posti di lavoro. Concrete è lo studio olandese che ha firmato il masterplan dell’ex complesso industriale Manifattura tabacchi che lo trasformerà in un luogo di scambi integrato alla città. Interazione, socialità, tecnologia digitale, artigianato: sono queste le linee guida adottate dal progetto. Tutto graviterà su una nuova piazza, connessa a un sistema sostenibile di piste ciclabili e pedonali; una sorta di reinterpretazione della piazza storica con un mix funzionale animato da eventi pop-up e manifestazioni promosse dalle industrie creative. Sarà il primo luogo pubblico fiorentino del nuovo millennio a presentare spazi di co-working uniti a laboratori per gli artigiani e produttori di domani, fruibile 24 ore su 24, grazie ad una copertura vetrata che lo avvicina ad altre esperienze simili come la Boqueria di Barcellona, il Covent Garden di Londra, Eataly a New York. Da un punto di vista architettonico, il masterplan guarda alla sostenibilità e alla tutela delle preesistenze, evitando la “demolizione e ricostruzione” per favorire la valorizzazione e il restauro conservativo.

I lavori, della durata prevista di un triennio, consistono nella realizzazione di spazi informali, tradizionali e innovativi al tempo stesso: al suo interno dovrebbe trovare posto lo Student Hotel e il Polimoda, centro di moda e marketing tra i più noti al mondo. La nuova cittadella ospiterà quindi studentati, istituti per la formazione, uffici, residenze, ma anche un teatro, giardini e servizi al pubblico. Il tutto in una posizione davvero strategica posta a cerniera tra il centro storico, il Parco delle Cascine e il Campus Universitario di Novoli. Inoltre, nel raggio di 2 km, è prevista la realizzazione  della futura Mercafir (Mercato ortofrutticolo) e la linea 4 della tramvia che collegherà Manifattura alla Stazione Leopolda e al centro storico.

 Il complesso industriale Manifattura Tabacchi è stato costruito tra il 1933 e il 1940  per la lavorazione del tabacco e la produzione di sigari e sigarette. Per 70 anni, fino alla chiusura avvenuta nel 2001, lo stabilimento ha dato lavoro a oltre 1400 dipendenti e concorso all’identità sociale e culturale del quartiere fiorentino di Novoli. La paternità del progetto è attribuita ai tecnici del Monopolio anche se la qualità della matrice razionalista della sua architettura ha fatto ipotizzare il coinvolgimento dello stesso Pier Luigi Nervi, già titolare dell’impresa di costruzioni che realizzò il complesso.

L'ingresso della Manifattura Tabacchi

L’ingresso della Manifattura Tabacchi

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